Nonostante le dispersioni, le distruzioni e l'ammodernamento degli apparati devozionali abbiano determinato nel corso dei secoli la scomparsa di diversi manufatti, nel territorio piemontese si conservano tutt'oggi ben 14 "busti-reliquiario", databili tra il XIII e il XV secolo. Il corpus comprende il busto di santa Giustina compagna di sant'Orsola del monastero di Santa Chiara di Vicoforte (1348 ca.), il busto di san Pantaleone del duomo di Vercelli (1387), la testa di san Giorgio della chiesa di San Giorgio a Chieri (1390-1400), il busto di san Giovenale della cattedrale di Fossano (1417), il busto di san Bernardo d'Aosta del duomo di Novara (1424), la testa di san Bernolfo della cattedrale di Mondovì (ante 1444), il busto di san Mauro del Museo Diocesano di Susa (verso 1450), il busto di san Teobaldo della cattedrale di Alba (1429-1456), il busto di santa Giustina da Padova del monastero di Santa Chiara a Vicoforte (post 1460), i due busti di sant'Evasio e san Natale della cattedrale di Casale Monferrato (1446 e 1499-1500), il busto di san Secondo dell'omonima parrocchiale di Asti (1485-1488), i due busti di san Ruffino e san Venanzio conservati nell'oratorio di Sarezzano (verso 1450). Oltre ai manufatti conservati, le carte d'archivio tramandano l'esistenza di molti esemplari perduti. La diffusione capillare di questa tipologia si deve probabilmente al concorso di due fattori distinti: la popolarità di un prototipo illustre come la testa-reliquiario di san Maurizio della cattedrale di Vienne e la disponibilità di metallo prezioso determinata dalla presenza di miniere nelle regioni alpine.