Per ragioni ancora tutta da indagare, la piccola chiesa di montagna divenne nel giro di pochi anni il centro di un culto particolarmente sentito che, grazie ai racconti di miracolose guarigioni, valicò i confini della Valle Varaita per diffondersi nelle zone adiacenti. Il fulcro della devozione era una statua lignea rappresentante la Madonna con il Bambino, oggi scomparsa ma documentata in chiesa fino agli anni immediatamente successivi al secondo conflitto mondiale. Nel XIX secolo l'opera doveva essere in condizioni di conservazione precarie se il priore Giovanni Faramia la descriveva già nel 1934 come "[u]na statua in nero della Madonna. è valutata oggetto d'arte ma apparentemente è orribile e in cattivo stato ed è allontanata dalla venerazione". Da annoverare quindi tra le cosiddette "Madonne Nere", il manufatto stazionò per secoli entro un tabernacolo ligneo collocato sopra l'altare maggiore. Un inventario del 1675 indica che i protagonisti dell'effigie erano cornati d'argento e ricoperti da una veste - "sive mantum" - di colore rosso decorata a fiorami.